Penne con meccanismo “SAFETY”
Vengono usualmente chiamate “safety” (usando la terminologia anglosassone), le penne dotate di un sistema di caricamento che consente di far rientrare il gruppo pennino all’interno della penna e chiudere la stessa in maniera ermetica, garantendo appunto la sicurezza rispetto ad eventuali perdite di inchiostro della stessa. Per questa caratteristica in Italia si fa solitamente riferimento a penne di questo tipo con il nome di “rientranti”.
Il caricamento a levetta è probabilmente il sistema di caricamento più diffuso fra le penne d’epoca (ed è anche stato utilizzato, come forma di revival, da alcuni produttori moderni). Introdotto massicciamente sul mercato nel 1912 dalla Sheaffer, che ne ha sempre proclamato l’invenzione, è stato realizzato in innumerevoli varianti e versioni, molte delle quali, spesso tecnicamente inferiori, sono state create soltanto per poter aggirare il brevetto che copriva l’invenzione di Walter Sheaffer.
Nel 1925 Armando Simoni fonda a BOLOGNA la OMAS
(Armando Simoni Mechanical Workshop)
Nel 1919, appena sposatosi, aveva aperto una officina in Via S. Vitale dove produceva bobine per cinepresa e meccanismi per le penne “SAFETY” . Riscontrando un notevole successo, le richieste dei clienti crebbero, facendo espandere l’azienda, ed iniziarono anche ad essere prodotte penne intere.
Il primo modello di rilievo prodotto dalla OMAS fu la PENNA del DOTTORE nel 1927 (un modello in ebanite con caricamento a levetta) che in uno scompartimento posto all’interno del fusto della penna conteneva, oltre al sacchetto ed al meccanismo di caricamento, un termometro per la misura della febbre, tenuto separato dal resto tramite un divisorio metallico. Dello stesso anno è anche il brevetto per lo snodo metallico usato per la realizzazione degli stilofori, di cui OMAS fu uno dei principali produttori italiani.
La OMAS fu una delle prime aziende italiane a passare alla celluloide, fra la fine degli anni ’20 e gli inizi degli anni ’30, producendo le sue penne oltre che nei colori classici verde giada o blu lapis pure in interessanti variazione cromatiche marmorizzate.
Il vero punto di svolta nella produzione della OMAS avvenne infatti nel 1932, quando venne introdotto quello che resterà per vari decenni uno dei modelli di punta dell’azienda, la Omas Extra, realizzata in celluloide sfaccettata, con caricamento a levetta e dotata di una vera molto ampia sul cappuccio, decorata con un motivo a forma di greca. Prodotta in quattro diverse dimensioni e lanciata con lo slogan creazione di artista e di scienziato, venne accompagnata da una campagna pubblicitaria molto estesa.
Col progredire della guerra iniziarono a scarseggiare le materie prime ed in particolare l’oro per i pennini, come la gran parte delle aziende europee la OMAS dovette ricorrere ad una lega di acciaio, ribattezzata ” Permanio “, della quale si proclamava la superiorità anche rispetto all’oro. In realtà proprio questa lega risultò essere una delle più suscettibili alla corrosione, tanto che oggi i pennini in ” Permanio ” sono rarissimi ed hanno un valore ben più alto dei loro analoghi in oro.
Nel dopoguerra la produzione riprese con nuove penne di forma ogivale, ed il passaggio al caricamento a stantuffo. Nel 1946 la linea Extra venne completamente ristilizzata, venne mantenuta la clip a rotellina ma vennero usate tre verette sul cappuccio, inoltre venne adottato il caricamento a stantuffo e venne introdotta una sezione trasparente per la visualizzazione del livello di inchiostro. Vennero mantenute tre misure, piccola, media e grande.
Nel 1948 venne realizzata quella che è forse la più significativa invenzione nel mondo della stilografica italiana, il modello 361. Nata in risposta al successo della Parker 51, l’originalità della penna sta nella posizione centrale del pennino, montato sull’asse della penna, schermato da un guscio di copertura curvo conico aperto su un lato dal quale emerge il pennino. In questo modo a seconda del lato da cui si usa della penna il pennino può essere completamente coperto, e bloccato dal guscio, ottenendo una scrittura rigida, o completamente aperto e libero di piegarsi, consentendo una scrittura flessibile.
Con la morte di Armando Simoni nel 1958 non vennero più prodotte innovazioni significative, anche se nei decenni successivi sono stati introdotti diversi modelli, cercando prima di inseguire le fasce economiche e poi la fascia alta del mercato e degli oggetti di lusso.
L’azienda pur essendo passata di mano dagli eredi di Simoni per essere prima ceduta prima alla Luis Vuitton e poi alla cinese Xinyu Hengdeli, è rimasta presente sul mercato fino al marzo 2016 quando è stata definitivamente chiusa.